In questo articolo vogliamo mettere in luce una pianta spontanea originaria del continente euroasiatico e dei boschi di tutto il nostro paese che non riceve la dovuta attenzione data la grande mole di benefici che ci può dare la sua coltivazione, stiamo parlando del prugnolo selvatico o prunus spinosa.
Il prugnolo selvatico, piccolo tesoro dei nostri boschi, fa parte della famiglia delle rosacee e non è altro che una piccola prugna selvatica con molteplici qualità sia estetiche che fruttifere.
È adatto a formare alte siepi protettive, alberelli isolati bassi in stile giardino giapponese, coltivato in ampli vasi su terrazzi e balconi, come bonsai o come albero da frutto. Il prugnolo selvatico dona piccole prugne, molto ricche di vitamina C, utili per creare deliziose marmellate o sciroppi ma anche i suoi fiori sono commestibili e possono essere utilizzati per insalate o per decorare pietanze primaverili.
Si presenta come un folto cespuglio o alberello, alto tra i 2 e 5 metri, composto da uno o più tronchi, ricoperti da una corteccia liscia e dal colore bruno quasi nero con rami contorti e spinosi che portano un fogliame caducifoglie, fitto e formato da piccole foglie dal colore verde scuro.
La fioritura del prugnolo selvatico è estremamente abbondante compare all’inizio della primavera, marzo/aprile, prima delle foglie, producendo una moltitudine di piccoli fiori bianchi, lievemente profumati, che ricoprono completamente i rami creando una nuvola candida sorretta da tronchi scuri che donano un effetto molto elegante.
Questi fiori andranno a formare, nel corso dell’estate, piccole prugne grandi come mirtilli, con poca polpa e un nocciolo all’interno che maturano completamente agli inizi dell’autunno assumendo un colore viola intenso.
Questi piccoli frutti trasformano nuovamente l’aspetto della pianta, dopo l’ingiallimento e caduta delle foglie, poiché rimangono attaccate ai rami per tutto l’inverno, colorando le grigie giornate invernali, fino alla prossima fioritura primaverile.
Il prugnolo selvatico ama terreni calcarei e asciutti tipici delle colline e delle scarpate sassose ma si adatta bene a qualsiasi tipo di terreno che sia roccioso, argilloso, secco o umido.
Per quanto riguarda l’esposizione cresce al meglio in pieno sole ma sopporta molto bene la mezz’ombra, non temendo le temperature stagionali della nostra penisola. Il periodo migliore per mettere a dimora questo cespuglio è l’autunno cosi che avrà il tempo per attecchire e affrontare la siccità estiva.
Data la natura selvatica del prugnolo selvatico che si adatta anche a terreni poveri, non sono necessarie concimazioni anche se una concimazione autunnale con concime granulare per alberi da frutto velocizzerà la crescita che è molto lenta.
Anche l’irrigazione non è necessaria ma si consiglia una buona irrigazione nelle prime estati dopo la messa a dimora fino ad attecchimento compiuto.
Come detto sopra il prugnolo selvatico ha una crescita lenta quindi gli interventi di potatura devono essere atti solo a donargli la forma desiderata effettuandoli alla fine dell’inverno facendo molta attenzione alle spine utilizzando guanti protettivi.
Data la sua natura selvatica tende a colonizzare il terreno circostante quindi se si vuole mantenere la forma di alberello singolo eliminare annualmente le piantine che crescono nei suoi dintorni.
La riproduzione avviene per seme raccogliendo i semi in inverno e seminandoli immediatamente in un vasetto con torba mista a sabbia o direttamente a dimora a una profondità di 3/5 centimetri ma anche separando le piccole piante che forma la pianta madre dalle sue radici.
Raramente questa pianta è messa in pericolo da attacchi parassitari o fungini che la maggior parte delle volte scompaiono autonomamente.
Leggi anche l’articolo su l’Aglio Napoletano.