In questo articolo vi parleremo di un albero da frutto che, insieme al nespolo, il sorbo e all’azzeruolo, costituiva una delle colonne portanti degli antichi frutteti in Italia, Europa e nel mondo e stiamo parlando del giuggiolo.
Data la sua crescita molto lenta è adatto alla coltivazione in piccoli giardini dove non vi è la possibilità di coltivare altri alberi e molto utile per creare stupende siepi difensive, praticamente impenetrabili dati i suoi rami contorti e spinosi, che però donano anche deliziosi frutti.
Appartenente alla famiglia delle rhamnaceae, il giuggiolo o ziziphus jujuba, è un piccolo albero alto tra i 5 o 10 metri originario del nord Africa e dell’Asia ma diffuso e coltivato dall’uomo ovunque possibile nell’antichità.
Questo piccolo albero molto longevo, vive anche 200 anni, ha un tronco breve e dritto ricoperto da una caratteristica corteccia screpolata e dal colore rossastro nei giovani rami spinosi mentre marroni chiaro nei vecchi rami.
Ha una chioma tondeggiante-pseudo piramidale formata da un fogliame piuttosto fitto, che ingiallisce e cade in autunno, composto da rametti che portano foglie verdi chiaro, lisce e lucide di piccole dimensioni.
I fiori dal colore bianco verdastro, dall’odore dolce sono gettonati dagli impollinatori, dal quale si ottengono modeste quantità di miele, compaiono generalmente tra giugno e luglio. I frutti maturano tra settembre ed ottobre e a seconda della cultivar possono possedere dimensioni simili ad un’oliva con un lungo nocciolo al centro della polpa, giuggiolo comune, o molto più gradi nelle varietà giuggiolo mela e giuggiolo pera.
Il sapore e l’utilizzo del frutto rimane il medesimo per tutte e 3 varietà. Questi possono essere consumati freschi sia da verdi, dal sapore di mela, ben maturi, quando la buccia imbrunisce e la polpa diventa gialla assumendo un sapore simile ai datteri o sotto spirito durante l’anno. Questi frutti si prestano ad innumerevoli ricette delle tradizioni locali come conserve, dolci o alcolici.
La messa a dimora di un albero di giuggiolo, che cresce al meglio nelle zone dove l’ulivo prospera, va effettuata in autunno preferendo una posizione soleggiata e riparata anche se riesce a sopportare temperature molto rigide intorno ai -10/15 gradi.
Questo rustico alberello grazie al suo apparato radicale molto profondo riesce a prosperare in qualsiasi tipo di terreno siccitoso e sciolto evitando però terreni palustri.
Le irrigazioni vanno effettuate soprattutto nei primi anni dopo la messa a dimora poiché gli esemplari già attecchiti nella maggior parte dei casi sopravvive tranquillamente anche alle estati più siccitose anche se modesti apporti idrici in estate aiutano la fruttificazione.
Una buona concimazione annua con del concime granulare a lenta cessione per alberi da frutto è consigliata in autunno-inverno in quanto aiuta la crescita a la fruttificazione.
Il giuggiolo è una pianta che va potata molto poco, data la sua lentissima crescita. Potarla in primavera è preferibile e si consiglia una potatura mirata ad eliminare i poloni e succhioni prodotti durante la fase vegetativa che crescono sul tronco per favorire lo sviluppo della chioma.
È possibile anche sfoltire la chioma eliminando alcuni rametti interni.
La riproduzione avviene principalmente prelevando i poloni radicali che producono i vecchi esemplari o tramite la semina anche se più difficoltosa dato il duro nocciolo che difficilmente germoglia. Per favorire il germogliamento è consigliato tagliare la punta del nocciolo.
Le malattie che colpiscono questo albero sono molto rare anche se la troppa umidità potrebbe favorire la comparsa di marciumi radicali da combattere cercando di drenare maggiormente il terreno.
Leggi anche l’articolo su l’Ulivo.