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Lillà: come coltivarlo e rendere più colorati i nostri giardini

In Italia si è ormai naturalizzato un arbusto da fiore che proviene dal nord del continente euroasiatico e americano grazie alla sua vigorosità, armonia, utilità in cucina e non solo. Stiamo parlando del lillà.

Il lillà o syringa appartiene alla famiglia delle oleacee la stessa dell’ulivo o del frassino. Si presenta come un cespuglio alto fino a 6 metri formato da numerosi piccoli tronchi che si espandono sotto terra, ricoperti da una corteccia ruvida, marrone chiaro nei vecchi rami mentre nei giovani rami si presenta liscia e marrone rossastro.

È un arbusto caducifoglie con una fitta chioma. È formato da larghe foglie di un verde scuro lucido con margine liscio e cuoriforme.

Sia la corteccia che le foglie erano utilizzati per decotti contro la febbre e per la digestione. I suoi fiori, commestibili e quindi utili anche in cucina, compaiono in aprile/maggio in vistose pannocchie floreali composte da piccoli fiori molto profumati dai colori lilla, viola o bianco a seconda della cultivar coltivata.

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La più diffusa in Italia è il lillà comune o syringa vulgaris dai fiori lilla. I fiori sono anche ottimi per la produzione di miele e, giunti a maturazione, formano dei baccelli ovali e schiacciati che si aprono e rilasciano i semi.

Per la coltivazione di un cespuglio di lillà è bene scegliere un terreno lievemente acido, fresco, ricco e profondo, posto in una zona soleggiata dove può crescere al meglio ma, il lillà, si adatta bene a qualsiasi tipo di terreno fungendo da pioniera per colonizzare i terreni più impervi, scoscesi, poveri, sassosi e spogli fatta eccezione per le zone paludose.

Un lillà su un terreno adatto può essere messo a dimora dall’autunno alla primavera, mentre se posto su terreni meno ottimali è preferibile procedere in autunno cosi che possa beneficiare delle frequenti piogge e attecchire al meglio.

Si può anche coltivare in vaso sia come cespuglio da esterno che sotto forma di bonsai anche per interni.

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Anche se il lillà è estremamente resistente al clima della nostra penisola per crescere al meglio necessita di una discreta quantità d’acqua soprattutto se posto su terreni eccessivamente aridi ove necessita di un apporto idrico esterno almeno per il primo anno dopo la messa a dimora. Esemplari già consolidati sopravvivono tranquillamente anche alle estati più siccitose.

La potatura del lillà non è essenziale ma se necessaria è bene procedere in primavera non appena avviene la sfioritura.

Se praticata in autunno/inverno si elimineranno le gemme da fiore poste sempre sulle punte dei rami. Un rinnovo completo della parte aerea dopo alcuni anni eliminando tutti i tronchi vecchi e lasciando i giovani getti farà in modo che i nuovi rami crescano molto rapidamente. Questo arbusto però può essere coltivato anche come piccolo alberello isolato avendo cura di eliminare i numerosi poloni basali che cresceranno per tutta la bella stagione, o per costituire un piccolo boschetto formato da grandi esemplari ravvicinati.

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Il metodo riproduttivo più facile e consigliato è quello per divisione della ceppaia prelevando i giovano poloni radicali provvisti di radici, prodotti ogni anno in grandi quantità dalla pianta madre, semplicemente estirpandoli tirando con le mani o con un piccone procedendo poi alla messa a dimora di una nuova giovane piantina di lillà.

Anche la semina ha un discreto successo ma ci vuole molto più tempo e l’innesto è fortemente sconsigliato per queste piante dalla natura pollonifera.

Numerose sono le patologie fungine o parassitarie che possono attaccare questo arbusto da fiore, come i frequenti attacchi da parte di insetti che si nutrono delle foglie o malattie fungine ma data la sua elevata rusticità raramente ne è debilitato.

Leggi anche l’articolo sulla Yucca.

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