In questo articolo vi parleremo di uno degli alberi da frutto che costituiscono una delle colonne portanti dei frutteti in Italia, Europa e nel mondo per i suoi deliziosi frutti, la sua resistenza e longevità, il pero.
Appartenente alla famiglia delle rosacee, il pero o pyrus, è un piccolo albero alto fino a 4/5 metri, nelle specie domestiche, mentre il selvatico, pyrus pyraster, arriva anche a 20 metri d’altezza.
Ha un tronco dritto ricoperto da una caratteristica corteccia fine, liscia e dal colore grigiastro nei rami vecchi, mentre marrone chiaro nei giovani rami. Ha una chioma tondeggiante-pseudo piramidale formata da un fogliame piuttosto fitto, che assume una splendida colorazione arancio in autunno, composto da foglie verdi chiaro lucide di piccole dimensioni.
I fiori dal colore bianco rosato, dall’odore piuttosto insolito non dolce sono molto gettonati dagli impollinatori compaiono generalmente fine marzo inizio aprile a seconda della zona in cui è coltivato e dalla specie.
Vi sono differenti varietà di pero tra cui scegliere per le proprie esigenze e alcune sono:
- il pero selvatico come detto sopra un grande albero spontaneo in quasi tutt’Italia che produce piccoli frutti che possono essere consumati a piena maturazione quando cade al suolo spontaneamente;
- il pero comune che produce la classiche grandi pere coltivato in tutt’Europa;
- il pero giapponese o nashi non molto diffuso in Europa ma molto coltivato in Asia per i suoi frutti dalla forma tonda e dal sapore dolce e lievemente alcolico molto resistente alle intemperie;
- il pero mandorlino che predilige le zone a clima mediterraneo con frutti abbondanti, di medie dimensioni e dolci;
- il pero da fiore utilizzato come albero ornamentale specialmente in Giappone.
Per la messa a dimora di un albero di pero, che si effettua principalmente in autunno ma anche in inverno e inizio primavera, è bene scegliere un terreno ricco e ben arieggiato.
Se ben custodito nei primi anni della messa a dimora quasi tutte le varietà di pero hanno la capacità di adattarsi bene a qualsiasi tipo di terreno eccezion fatta per i terreni con eccessivi ristagni idrici o troppo poveri e sassosi.
Ama un’esposizione a pieno sole ma tollera bene anche la mezz’ombra a patto che nell’arco della giornata riceva alcune ore di luce diretta.
Uno strato di concime organico, letame o humus, sul fondo della buca con uno strato di terra tra concime e radici agevola l’attecchimento.
L’irrigazione non è essenziale per i vecchi esemplari già consolidati ma aiuta di molto i giovani esemplari ad attecchire e fortificarsi specialmente in estate e su terreni poco umidi.
Una buona concimazione annua con del concime granulare a lenta cessione per alberi da frutto da effettuarsi in autunno-inverno favorisce la crescita a la fruttificazione.
Il pero è una pianta che va potata tutti gli anni, in autunno, con una potatura scarsa, data la lenta crescita che lo caratterizza, sfoltendo di poco la chioma eliminando soprattutto i rami centrali per arieggiare la chioma.
La riproduzione avviene principalmente per seme dalla quale però si otterrà un esemplare selvatico. Quindi per poter ottenere una pianta domestica non si deve far altro che innestare queste giovani piantine con marze, rametti, della varietà desiderata o acquistandone una già innestata in vivaio. Detto ciò anche il frutto del pero selvatico è commestibile ma è certamente più minuto e astringente del domestico.
Il pero viene spesso attaccato da malattie fungine come marciumi radicali da combattere arieggiando il terreno facendolo scolare ed eliminare la parte colpita disinfettandola con del verderame o la ticchiolatura che attacca la chioma da eliminare sempre con del verderame o poltiglia bordolese.
Vi sono anche molti parassiti come i rodilegno da captare ed eliminare con del ferro filato inserito nel foro d’entrata della larva uccidendola prima che maturi e continui a danneggiare la pianta o psilla comune del pero che produce una sostanza zuccherina, melata, che danneggia la parte superiore della pianta da eliminare con trattamenti specifici.
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